La storia del
parapendio in Ticino
(scritto da Romano Emilio Loehrer)
Giunto
in Ticino a metà degli anni ottanta, il parapendio ha avuto un
enorme successo soprattutto tra gli appassionati di montagna poiché
dava la possibilità a questi sportivi, amanti della natura e del
cielo, di decollare dalle incontaminate vette. Dal 1985 questo sport
dell'aria ha visto fiorire diverse scuole di parapendio in quanto
questo
mezzo, derivato dai paracadute da lancio pilotabile, sin dagli inizi
fu relativamente semplice da pilotare e leggero... amato quindi dai
piloti. Ad
oggi le scuole di parapendio in Ticino sono rimaste due, una nel
Sottoceneri e l'altra nel Sopraceneri, ma negli anni ottanta ci fu un
«boom» di seguaci di Icaro. Per tanto, in quasi ogni distretto,
esistevano scuole con sede fissa che itinerante. Il desiderio di
volare non fu quindi una moda passeggera, piuttosto una grande voglia
di libertà che permise a questi appassionati di scoprire il
territorio ticinese da un'altra angolazione, quella del cielo.
Il
precursore alato che ha dato la nota iniziale a questo fantastico
concerto di colori nei cielo fu, senza ombra di dubbio, l'istruttore
ed esperto di deltaplano e parapendio Lino Chiodero. Oggi vive in
Capriasca ed è prossimo all’ agognata pensione, ma di voli con il
deltaplano e con il parapendio ne ha fatti a bizzeffe in tutta
l'Europa. Conobbi Lino nella primavera del 1988 durante una giornata
di prova di parapendio organizzato dalla sua scuola di volo libero di
Lugano, sull'Alpe Foppa (Monte Tamaro). A
distanza di quasi tre decenni una certa emozione scaturisce in me
discutendo con Lino che mi prepara un ottimo caffè all'italiana.
Oltre a essere allievo nel 1988 collaborai nella sua scuola per altri
sette anni e ricordo le mie prime planate sotto la sua supervisione.
Per me mi si aprì un mondo nuovo.
Lino
ha sempre quella grande passione degli inizi «Il volo libero è una
famiglia comprendente l'aliante, il deltaplano e il parapendio»
racconta l'istruttore «A metà degli anni settanta mi appassionai di
deltaplani «Rogallo» e diventai presto esperto della federazione
svizzera di volo libero. Ma dai miei primi voli con le ali rigide
all'organizzazione della prima giornata di prova col parapendio,
passò esattamente un decennio».
Ripercorrendo
la storia del volo libero è doveroso fare qualche passo a ritroso di
dodici anni da qaundo Lino iniziò i suoi primi voli con la
“Rogallo”e capire che furono due pionieri americani, Domina
Jalbert e Dave Barish, gli artefici dei primi esperimenti di volo al
pendio. Quello che viene ancora oggi chiamato il «soaring». Il
verbo «soaring» ci da una chiave di lettura complicata in quanto la
traduzione dall'inglese conta nove sinonimi alquanto curiosi:
altissimo, ascendente, che vola, librando, librandosi, sublime,
veleggiando, volando in alto, volante. Il più adatto al nostro sport
è: veleggiando.
Il
nostro primo «attore» Domina Jalbert brevettò nel 1964 un
paracadute dotato di cassoni da utilizzare al posto del vecchio
paracadute a calotta per atterrare con una navicella al ritorno dallo
spazio. Fu un inaspettato sucesso quando Domina e collaboratori
videro atterrare dolcemente questo strano paracadute. Nacque il
“Parafoil”,
ma nessuno ipotizzò che da lì a vent'anni quell'immenso paracadute
avrebbe fatto la gioia di migliaia di amanti del volo libero.
Parallelamente
all'invenzione del “Parafoil”, Dave Barish (pilota collaudatore
alla «U.S. Air Force» e consulente per la costruzione di paracadute
per le capsule dell'Apollo) iniziò una serie di esperimenti
progettando un tipo di paracadute chiamato “Sailwing”.
Dave iniziò a divertirsi volando con il suo nuovo mezzo volante.
Nacque così una nuova disciplina chiamata “Sope
Soaring”
ossia veleggiando sul pendio. Diversi appassionati paracadutisti
cercarono di migliorare queste vele, ma i precursori furono appunto
Domina Jalbert, Dave Barish e Dan Poynter (autore, scrittore,
consulente e designer paracadutista) sono statii precursori delle
attuali planate. A loro modo tutti effettuarono diverse dimostrazioni
di queste discipline alquanto curiose volando, persino da un
trampolino da salto con gli sci. Lo «Slope Soaring» fu un
efficiente e divertente modo per planare nell'aria. Si era ancora
agli albori del volo libero e passò un lustro prima dell'entrata in
scena dei primi prototipi apecificamente adatti al “volo dal
pendio”.
Dietro
l'angolo fu pronto ad entrare in scena il nuovo mezzo. Nel 1978 si
sviluppò un nuovo e bizzarro passatempo: lanciarsi dalle vette delle
montagne con un paracadute «Parafoil
sette cassoni»
modificato e adattato alla situazione. Jean Claude Bétemps, Gérard
Bosson e André Bohn, tre temerari francesi amanti del paracadute e
della montagna, si lanciarono dal Monte Pertuiset e atterrarono con
delle ottime capacità tecniche, e anche con un pizzico di fortuna,
nei pressi del paese di Mieussy in Alta Savoia. Non immaginate la
faccia dei tre francesi all'atterraggio di questi voli epici ed
eroici che diedero all'umanità una nuova opportunità di volare. Da
quel giorno la storia del parapendio decollò definitivamente in modo
duraturo. Il paracadute «sette cassoni» modificato per l'occasione
portò un'innovazione che nel giro di pochi anni permise all'uomo di
volare in modo relativamente sicuro e divertente sulle creste alpine.
Il
«volo da pendio» fu poi pubblicizzato inizialmente dal primo club
di volo libero al mondo: «Club
des Choucas», ovvero
il club del gracchio alpino. L’attività si propagò grazie a Jean
Claude Bétemps e Gerard Bosson che nel 1981 fondarono la prima
scuola per «apprendisti Choucas» e così iniziarono i primi corsi
di parapendio. Questi amanti del volo ben presto capirono che questo
passatempo avrebbe avuto una lunga vita. Nel giro di pochi anni i
soci “Choucas” furono più di cento e di settimana in settimana
scoprirono altri siti di volo, oltre a Mieussy che fu sede dello
storico club. Alcuni di loro oltre che paracadutisti erano alpinisti
e si interessarono al metodo di discesa rapida dopo la scalata e la
conquista delle varie vette.
Un'attività
in auge ancora oggi e chiamata «hike&fly».
Sull'onda
delle esperienze fatte in Alta Savoia, un uomo decollò dai pendii
erbosi dal Monte Generoso. Era l'anno 1982 era il
paracadutista ticinese Rudi Gabathuler si “lanciò” dalla vetta
con il suo paracadute da lancio. Lino lo conosceva bene ed era un
tipo sempre pronto alla battuta, con lui si rideva e si scherzava, ma
soprattutto si parlava tanto delle prime esperienze con il
“parapente” (un francesismo d'obbligo) così lo chiamava Rudi.
Dai ritagli di giornale di Lino troviamo un articolo
di
cronaca memoriale
del
1986
memoriale che racconta le esperienze di Rudy «L'idea di questo volo
mi è venuta pensando a come sopperire alla mancanza del numero
necessario di amici per noleggiare l'aereo» da un articolo di
cronaca di quei tempo «Un'aereo per una sola persona viene
infatti a costare una cifra considerevole!» Altre fantastiche
avventure portarono Rudi a decollare un'altra volta dal Generoso nel
1984, seguendo poi altre esperienze da vette ticinesi e svizzere. Di
seguito seguì i corsi di teoria e pratica a Gola di Lago e all'Alpe
Foppa, affinò le basi della nuova disciplina e si evince quanto
segue «per mi sicurezza mi aggiornai su come utilizzare e riporre il
materiale, quali le condizioni ideali di lancio e quali i pericoli,
come comportarsi.... oltre i necessari rudimenti sulla meteorologia e
il venti....».
Al
tempo stesso gli svizzeri Didier Didier Strasilla e Andreas Kùhn si
dedicarono a una serie di esperimenti legati al volo tra i quali
spiccava il decollo con gli sci ai piedi. Questi voli vengono tuttora
praticati nel periodo invernale nelle valli alpine usando gli
impianti di risalita o salendo i pendii con le ciaspole.
Otto
anni per attraversare le Alpi. L'anno emblematico del parapendio fu
il 1985.
Nelle
nostre valli alpine i nuovi parapendisti si diffusero a macchia
d’olio e volarono da tutte le cime conosciute e dagli alpeggi
nonostante ignorassero materie quali l'aerodinamica, la meteorologia,
la legislazione. Senza casco e senza regole si divertivano assai ma
l'incidente era dietro l'angolo. In definitiva si volava privi di
solide basi necessarie alla pratica di volo libero e a volte
succedeva l'impensabile. Di conseguenza si puntò sulla sicurezza e
furono le stesse scuole unitamente alle federazioni di volo libero ad
essere maggiormente coinvolte trovare una soluzione al problema.
Nel
frattempo il parapendio diventò uno strumento sempre più presente
nel bagaglio degli alpinisti di alto livello come nel caso di Pierre
Gevaux che stabilì un primo record decollando dalla vetta del
Gasherbrum II (8000 metri) in Pakistan, sotto gli occhi di Jean Marc
Boivin che immediatamente sognò altre nuove avventure con il il
nuovo mezzo di volo. Nessuno uomo si era mai lanciato da una altezza
simile. Nello stesso periodo a Mieussy, Richard Trinquier stupì i
colleghi paracadutisti con la sua tecnica e la sua tenacia, volando
ininterrottamente per più di 5 ore e stabilendo un nuovo record
mondiale di durata.
Sul
Salève, una montagna nei pressi di Ginevra, il deltaplanista Didier
Favre incontrò in volo un paracadute a una quota impressionante e
impensabile per allora. Ne parlò all'amico Laurent de Kalbermatten
che intuì la possibilità di costruire un vero parapendio, e non più
un ibrido come il «Parafoil». Fondò quindi la fabbrica
di parapendii «AdK» (Ailes de Kalbermatten)
e iniziò una serie di progetti alquanto futuristici. Nacque così il
primo modello di parapendio costruito con tessuto per vele nautiche:
il parapendio «Randonneuse»
concepito specificamente per il “volo da pendio” e da distanza.
Il
mondo dei deltaplani si interessò al nuovo arrivato che rappresentò
un punto di svolta nell’aviazione leggera. Grazie all'utilizzo di
cordini in fibra araldica (kevlar) permise di raggiungere prestazioni
impensabili fino a quel momento. Fu
un mezzo molto più performante e facile da gonfiare al decollo,
rispetto ai suoi antenati che permettevano una caduta sicura ma
un’efficienza molto bassa. Basti pensare che in aria calma su un
dislivello di 1000 metri si potevano percorrere circa 2 chilometri e
mezzo. Da allora il parapendio non cessò mai di evolversi, sia per
quel che riguardava i materiali utilizzati che per le tecniche di
costruzione. Le fabbriche di parapendii sorsero ovunque nel mondo,
dapprima in Francia e Svizzera e più tardi nel resto d'Europa come
nell'America del Nord. Oltre ai parapendii della AdK i piloti
ticinesi poterono acquistare prodotti scegliendo fra una decina di
marche. A memoria d'uomo si usavano le marche seguenti: La Mouette,
Edelweiss, Nord Sails, ITV, Paratech, Nova, Paradelta Parma,
Advances, Nova e molte altre erano in procinto di aprire i battenti.
Oggi i fabbricanti di parapendio sono più di duecento.
«I
primi voli con parapendio in Ticino risalgono al 1986 grazie ad una
mia iniziativa» racconta Lino con un po' di nostalgia «Ero titolare
di una piccola ditta di compressori d'aria del luganese, ma il mio
passatempo preferito era il deltaplano. Nel 1976 iniziai un corso
base presso la scuola “Delta Club Lugano” gestita dal signor
Paolo Lehner, con sede presso l'aeroporto di Agno. A quei tempi
eravamo in pochi temerari a lanciarsi dalle nostre belle montagne con
questo mezzo chiamato. Uno dei posti più interessanti era l'Alpe
Gariva in zona Nara (Val di Blenio). Non si parlava ancora di voli di
distanza, ma la regione si presentava appropriata per questo
passatempo.» Lino ottenne il brevetto dalla federazione svizzera di
volo libero e iniziò la carriera di aiuto istruttore collaborando
per sei anni con la scuola. «Nel 1983 iniziai il corso d'istruttore
in Svizzera Interna e tornai in Ticino pago di una nuova esperienza
che mi diede nuovi stimoli» commenta felice l'istruttore «e dopo
tre anni di lavoro con i piloti di deltaplani arrivò un’interessante
lettera dalla federazione svizzera di volo. Avevo la possibilità di
svolgere un corso base di parapendio al “vericello”, ovvero il
traino a fune da un'aeroporto». Lino fece l'emozionante esperienza
di volare con questo nuovo mezzo. Durante lo stesso anno iniziò il
corso di istruttore di parapendio. «Capii che nell'aria c'era voglia
di cambiamenti: il parapendio avrebbe cambiato le sorti del volo
libero e in molti avrebbero voluto librarsi nel cielo in modo molto
semplice ed economico.»
Il
condizionale è d'obbligo in quanto librarsi lo si poteva fare a due
condizioni: iscriversi ad una scuola di volo oppure volare in biposto
con i primi paracaduti “tandem” che normalmente venivano usati
per i lanci dall'aereo.
«I
miei primi clienti erano degli appassionati di volo che dedicavano
tutto il loro tempo al deltaplano» racconta Lino «ma spostarsi con
tutto il materiale annesso, per salire una qualsiasi montagna della
regione era un'avventura faticosa oltre che onerosa Il più delle
volte il nostro volo era una semplice planata con l'ala «Rogallo». Con
l'arrivo del parapendio le sorti di questi due mezzi volanti
cambiarono radicalmente. Ci fu un arrocco tecnico e da quel momento
il “re dei cieli” fu il mezzo di trasporto ad ala flessibile, e
il deltaplano divenne il suo “alfiere”. Ben presto Lino capì che
il «“filone d'oro” dell'istruzione in parapendio non era che
agli inizii e che la massa di clienti era pronta planare nel vuoto,
pur di provare l'ebrezza del volo librato.
Lino
Chiodero aprii la sezione parapendii presso il club di delta «Da
solo e con tanto voglia di iniziare fondai della Scuola di Volo
Libero di Lugano nel 1985 e nella primavera del 1986 arrivarono i
primi clienti» racconta l'esperto «Inizialmente gli allievi era
composti essenzialmente da alpinisti e clienti che avevano affinità
nell'areonautica, ma alla neo-scuola si iscrivevano neofiti che non
avevano affinità con l'aeronautica.»
I
primi parapendii con efficienza 2.5 permettevano di transitare il
Monte Tamaro.
La
“mecca del parapendio” nella svizzera italiana fu inizialmente il Monte Tamaro. A pochi metri dalla stazione ferroviaria di Rivera e
dall'uscita autostradale si dava la possibilità a piloti e allievi
di raggiugnere la zona di atterraggio ufficiale presso il posteggio
dell’ovovia del Tamaro. In circa venti minuti e dopo mille metri di
dislivello si era sull'Alpe Foppa e si iniziava l'attività di volo
in un ambiente meraviglioso. Ruotando intorno all'alpe si poteva
scorgere la catena alpina a nord così come tutte le creste del
luganese. Il massiccio del Monte Tamaro, con i suoi 1962 m/sm, svetta
sul golfo del Ceresio, la cresta del Cavaldrossa con il Monte Bar, il
Pizzo di Claro, il Pizzo di Vogorno, la Cima dell’Uomo e il grande
manto erboso di Cimetta. Un quadro di rara bellezza.
A
quei tempi si scendeva con i primi parapendii per un dislivello di
mille metri, volando mediamente per una manciata di minuti (7-8) e si
aveva solo il tempo di impostare le manovre d'atterraggio. I più
bravi centrare il cerchio di un diametro di 30 metri e si risaliva
all'alpe Foppa per un altro volo. Questi primi parapendii venivano
chiamati «materassi» proprio per la loro forma tozza e i piloti li
usavano per il solo piacere di decollare in modo sicuro e volare
gustando la pace incomparabile del cielo.
Nel
giro di un paio d'anni Lino dovette assumere alcuni collaboratori di
volo che lo aiutassero nelle sue diverse mansioni in qualità di
monitore di volo: decollo e atterraggio (uomo delle palette) del
campetto, collaboratore per la teoria, di gestore dei «briefing» e
il collaboratore dell'atterraggio principale. Lauro Rezzonico,
Fernando Pescia, Romano Loehrer, Raoul Gianinazzi, Fabrizio Ponti,
Andrea Maeder e Marco Föeri aiutarono la scuola nei fine settimana e
durante il «caldo» periodo estivo ideale per i volo liberi, con le
miti temperature di quella stagione.
Nel
1987 l'albero genealogico del parapendio cominciò a definirsi in
modo cristallino. Negli archivi di Marco Zoppi troviamo quanto segue
«....vista la necessità di creare nella nostra regione un club di
parapendio...» il 30 gennaio si costituì il primo club esistente su
territorio ticinese: il “Club Parapendio Ticino”. Lo scopo primo
fu il seguente « ...promuovere lo sport del parapendio nel Ticino e
salvaguardare le zone di volo nelle nostre regioni, nonché informare
i piloti su diritti e doveri relativi alla pratica del parapendio.»
A
un anno dalla sua nascita ecco arrivare la prima gara mondiale di
distanza e gara di centro organizzate nella bellissima regione di
Verbier (VS). Lino Chiodero fu presente a questa importante edizione.
«Furono cinque giorni bellissimi e imparai a muovermi con cautela
nell'ambiente della competizione» racconta con orgoglio «A un certo
punto mi sono trovato nei primi dieci della classifica e nei fui
onorato, anche perché non me l'aspettavo. La sera prima delle ultime
gare feci un volo di piacere per gustarmi quel fantastico panorama,
solo che all'atterraggio mi feci male fui costretto a guardare il
resto delle gare con le stampelle.»
Per
iniziativa di due neo-istruttori «Frank & Max» ovvero Franco
Kessel e Massimo Marchesi nacque la seconda scuola che, assieme a
quella di Lino, allargò ulteriormente il ventaglio della grande
tribù dei «piedi alati». La scuola è ancora attiva con sede a
Capolago. Nel Sopraceneri ci fu una iniziativa all'aeroporto di
Magadino. Grazie a Felix Hofstetter e Hurs Frischnecht venne aperta
una sezione parapendio presso la sede «Paracentro» dove esiste
tuttora una scuola di paracadutismo. Sempre nello stesso anno la
famosa guida di montagna ticinese Delio Ossola (perito sul Cervino
nel 1998) riunì uno sparuto gruppo di alpinisti ticinesi e così
nacque la prima scuola itinerante. Gli allievi di Delio volavano più
che altro sulle montane del Sopraceneri decollando dalle selvagge e
meravigliose nostre valli. Queste ultime due scuole chiusero i
battenti alla fine degli anni 80'.
Nel
1988 le ali avevano un'efficenza pari a 3.5, quel tanto che bastava
per planare meglio quando si incontrava una casuale bolla d'aria e si
riusciva a trasitare, con un buon margine di sicurezza, sopra i fili
dell'alta tensione alla stazione intermedia delle gondole del Tamaro.
Quando conseguii il mio primo brevetto, l’alpinista Jean Marc
Boivin (colui che vide il decollo di Pierre sul Gasherbrum II)
realizzò un “sogno nel cassetto” che custodiva da tre anni. Il
26 settembre 1988 scalò l'Everest e, assieme ai suoi collaboratori,
decollò dai 8'848 m/sm della cima più alta al mondo con il suo
parapendio «Genaire della AdK». Una pietra miliare per il mondo del
volo libero e dell'alpinismo.
Nel
frattempo la quantità di piloti di deltaplano e di parapendio in
Svizzera salì a circa 13.500 unità. La moda, se così la si poteva
chiamare, attirò parecchi nuovi adepti e si iniziò anche un serio
lavoro di sensibilizzazione alla sicurezza. Partendo dalla stessa
federazione e coinvolgendo tutte le scuole si cercò di evitare gli
incidenti in volo che a volte avevano esiti anche drammatici. Pascal
Balet, uno dei primi istruttori svizzero ed esperti di volo libero,
il 31 marzo 1988 pubblicò il volume dal titolo «Le vol
libre», un manuale con le
nozioni teoriche su questo fantastico sport. Fu il momento degli
aggiornamenti, dei corsi sicurezza (SIV) e soprattutto di affinare
quanto appreso finora nel campo del volo planato.
Si
cominciò a sfruttare le termiche e
si organizzò i primi campionati ticinesi
Dal
titolo «Chiodero campione di parapendio» di giornale del 20 giugno
1987 si scoprì che Lino vinse il primo campionato ticinese
organizzato dal Club Parapendio Ticino che si svolse all'Alpe Foppa
«... malgrado il tempo incerto 41 concorrenti si sono iscritti alla
gara». Lo seguirono sul podio Franco Kessel, Lorenzo Rossi, Luca
Cattaneo e Delio Ossola. L'anno seguente il “Club degli Pterosauri”
e il “Club ParapendioTicino” organizzarono il secondo campionato
ticinese in Leventina.
Nel
1989 a Cimetta ci fu il terzo campionato con atterraggio ai Ronchini,
in bassa Val Maggia. Un interessante articolo apparso nei quotidiani
ticinese di quei tempi trovo quanto segue «Atleta dell'aria». Si
tratta del signor Attilio Bossi di Chiasso che decollò dalla cima
del Cervino « ...con assenza di vento... » il che rende ancora più
ardua l'impresa dell'atletico parapendista che aveva conseguito il
brevetto da poco tempo. Volò per pochi minuti ma fu un'esperienza
indimenticabile. L'atterraggio designato fu in zona Schwarzsee e dopo
il fantastico volo fece qualcosa inusuale «...ha fatto una
“puntatina” a piedi sul Monte Bianco, naturalmente, per il suo
150° lancio.»
A
partire dal 1990, trascorso il primo lustro dalla nascita del
parapendio nella svizzera italiana, la capacità d'avanzamento in
termini d’efficienza il mezzo alato guadagnò ulteriori punti. Ci
si situò attorno al 5. A quel punto per i piloti si aprì un nuovo
mondo fatto di termica
e dinamica.
Fu possibile veleggiare sul Monte Bré giocando con brezze
di lago per ore,
mentre i più coraggiosi riuscirono a volare in linea sul territorio
per alcuni chilometri. Nell'agosto 1991 un gruppo di amici
parapendisti decollarono dal Piz Molinera per atterrare a San
Vittore. Fui uno di loro e, in procinto di decollare, ebbi un
problema con i tanti cordini e decollai subito. Solo su quel
«cucuzzolo» a 2200 metri ricontrollai tutto il materiale, ma gli
amici erano oramai atterrati da una ventina di minuti. Ridecollai
convinto di raggiungere il mio gruppo all'eliporto grigionese ma una
bella termica mi portò un alto. Sorvolai il Pizzo di Claro
contornato dai batuffoli bianchi, passai l'impressionante parete di
Osogna e volai fino a Dongio. Un volo di 22 km in una ambiente
straordinario. Altri colleghi di volo ebbero la fortuna di fare volo
simili e iniziò così quello che viene ora chiamato il
“cross-coutry”.
Dopo
un mese venne organizzato il primo campionato del mondo dalla
Federazione Aeronautica Internazionale e dalla Commissione
Internazionale di Volo Libero che designarono la Francia come sede
del campionato. «Race to Goal» fu si una gara ma soprattutto una
festa di colori, di parapendii e piloti venuti da tutto il mondo
durante la quale venne realizzato il record di distanza di ben 46,5
km. Le nazioni coinvolte furono ben 25 e i piloti partecipanti 114.
Silvia Siegrist, pilota della Leventina, si piazzò sul secondo
gradino del podio in una delle «task» e in quell'occasione volò
così bene che, dopo due settimane di gare, si piazzò al 4° posto.
Grazie
alle nuove vele più performanti si cominciò a decollare per fare
distanza partendo dal Monte Generoso, dal Monte Lema, dai Monti di
Mornera e da Cimetta. Spostandosi nel territorio cercando la madre
delle termiche e andando in diverse direzioni a dipendenza del
fattore vento. Questi tipi di volo libero si diffusero a macchia
d'olio anche in Ticino.
Didier
Favre, un pilota svizzero di deltaplano, presentò un'innovativa
proposta alla Federazione Svizzera così come ci racconta
l'istruttore Renato che a quei tempi ne fu membro: «Didier fu uno
dei “grandi” della storia del volo libero. Chiese alla
Federazione un credito per organizzare una serie di gare chiamata
“Cap 444”, ovvero gare la cui prerogativa fu quella del
volo-bivacco. Mi è sempre piaciuto quel pilota solitario e ancora di
più la sua filosofia. Questo “amico volante” che spesso dormiva
in montagna assieme alle marmotte, aveva le idee in chiaro ed era un
precursore dei tempi. Purtroppo non riuscimmo ad assecondare la sua
idea per questioni di “budget” della federazione ma Didier
continuò a volare di cima in cima, di bivacco in bivacco, sulle
bellissime Alpi». Purtroppo
Didier morì in volo con un prototipo nel 1994.
A
distanza di anni e sulla scia delle avventure di Didier, nel 2010
venne organizzata la “X-Alps” ovvero la prima gara di volo e
corsa attraverso le alpi senza l'ausilio di mezzi meccanici. I piloti
partirono a est dell'Austria per raggiungere, dopo migliaia di
chilometri, Montecarlo. L'uomo aquila, Christian Maurer, vinse questa
gara e le successive tre edizioni diventando in assoluto il miglior
pilota di distanza del mondo. Nel 2015 vinse l'ultima “X-Alps” in
8 giorni, 5 ore e 20 minuti per compiere la bellezza di 2.055 km in
perfetto stile “hike&fly”.
Nel
1995 le federazioni e le marche esistenti cominciarono a lavorare sul
livello di sicurezza per parapendii, mentre alcuni piloti cercavano
il record personale altri volavano per piacere quindi il mezzi con
cui si volava doveva essere facile e sicuro.
Dagli
archivi della rivista “Swisse Glaider” troviamo un volo storico
fece scalpore dell'ambiente del volo libero: la traversata sud-nord
della Alpi nel 1996. «... e questo con un parapendio biposto. Al
pilota ticinese Alfredo Eggeman, questo volo è pienamente riuscito,
in compagnia del passeggero-pilota Nereo Cantarelli. Il quattro ore,
i due hanno percorso 102 Km.». I due decollarono dal Generoso per
arrivare a posare i piedi a Erstfelt (Uri). «Fu un'esperienza unica.
Toccare i 3'800 di quota con i problemi di freddo e le super-termiche
che abbiamo attraversato fu lavoro difficile e impegnativo» racconta
“Eggi” «Ma all'atterraggio capimmo che il “santo valse la
candela. Abbiamo sorvolato le Alpi!”
Sì
lavorò seriamente sui livelli di omologazione di questi mezzi
volanti in maniera che il pilota potesse comperare una «vela»
adatta al suo livello tecnico ma l'altra parte della medaglia fu
quella che creò i problemi avevamo all'inizio della storia del
parapendio. La maggior parte degli incidenti erano causati da piloti
che volevano fare “il passo più lungo della gamba”. Con ali che
oggi hanno un'efficienza attorno al 10 è ancora più importante la
scelta del materiale. Con il tempo si trovò un buon equilibrio tra
“performance” e sicurezza, si arrivò a delle omologazioni che
ancora oggi permettono al pilota di acquistare consapevoli
dell'acquisto idoneo.
Al
giorno d'oggi il ventaglio si divide in quattro omologazioni e gli
esperti testano i materiale testando una serie di manovre in volo
sopra a uno specchio d'acqua per questioni di sicurezza e muniti di
un paracadute d'emergenza. In base a queste manovre il parapendio
reagisce in un certo modo e l'esperto più redigere un «fiche» di
omologazione. Il parapendio di scuola, o parapendio per pilota
occasionale, ha l'omologazione A. Il parapendio per il pilota che
vola regolarmente, o che fa voli di distanza, ha una classe B. Il
parapendio usato dal pilota che ama la distanza, o che
occasionalmente fa competizione, ha una classe C. La casse D è
consigliata a piloti esperti che fanno diversi discipline di
competizione. Il numero degli incidenti diminuì drasticamente e i
piloti fecero tesoro di ciò. Gli occasionali incidenti che si
sentono sui media sono normalmente riconducibili a un errore umano e
spesso dovuti alla mancanza di esercizio e di esperienza da parte del
pilota. Il “rischio zero” non esiste ma il piloti sanno che
possono contribuire al miglioramento del livello personale tramite ai
corsi organizzati dalle scuole di parapendio e dal club di volo
libero.
In
onore dello scomparso Ponti (amico di volo ebbe un malore camminando
in montagna 1997) venne istituita la gara di parapendio «James-Cup»
che si protrasse per un decennio e in una dei confronti il pilota di
biposto Marco Zoppi assieme al giovane passeggero Tiberio Ponti,
figlio di Fabrizio “James” Ponti, si piazzarono al secondo posto
di questa bellissima manifestazione.
Nel
2002 Claudio Vosti decollò dal Monte Lema in direzione della
Valtellina per poi volare in direzione Proveis nelle Dolomiti.
Claudio volò per quasi otto ore consecutive raggiungendo un
lunghezza pari a 177,3 Km.
Il
13 giugno 2013 Claudio Cattaneo svolse una avventura degna di nota:
116.7 km con il suo parapendio biposto assieme al suo amico Olivier
Biederman chiuse un triangolo FAIin Svizzera che gli conseguì un
record mondiale.
A
partire dal 2000 il numero di allievi delle due scuole di volo in
Ticino si stabilizzò. Alcuni “vecchi piloti” smisero l'attività
e altri invece continuarono a volare regolarmente, chi in parapendio
“mono” chi con il “bi-posto”, ma tutti hanno nel cuore la
grande passione del volo. Una passione iniziale che li portò a
vivere intensamente il cielo, la montagna e l'amicizia. Qualcuno si
lesse libri quali “Volare in termica” o “Volare
responsabilmente” per migliorare l'esperienza del volo libero
cercare di emulare i nostri amici pennuti.
I
nuovi piloti e gli allievi volatori, giovani e attempati, si
divertono oggi come noi agli albori, tre decenni or sono. Tra questi
appassionati esiste il pilota occasionale, il pilota “acro”, chi
fa “cross-country”, chi ama «hike&fly» con vele alpine o
chi ha conseguito il brevetto di “speed-fly”, ma tutti hanno in
comune l'amore per il volo libero e una grande amicizia.
Good Fly!