Lamantino” è nato per amore 

della Natura e della Famiglia


 La creazione del sito è scaturita dalle mie passioni legate alla natura e alla montagna nelle sue innumerevole forme e peculiarità. In collaborazione con mia moglie Lorenza abbiamo cercato di trasmettere queste passioni ai nostri figli Alice (2000), Martino (2003) e Cecilia (2008) che ancora oggi ci seguono nelle nostre avventure. All'interno del sito si possono scoprire fotografie, video e informazioni sulla “Wild-Nature” ovvero la natura selvaggia delle nostre valli.  Buona navigazione da SciaMano!


 Il mio obiettivo principale è quello di volare sopra le creste delle nostre meravigliose Alpi svizzere con l'aquila, il gipeto e anche con il grifone (2022) avendo come sfondo i ghiacciai alpini e le terre selvagge. Queste intense emozioni vissute nella mia lunga esperienza le ho vissute nella palestra di vita dove spesso mi rifugio per vivere una vita molto intensa!


La storia del parapendio in Ticino (scritto da Romano Emilio Loehrer)


 Giunto in Ticino a metà degli anni ottanta, il parapendio ha avuto un enorme successo soprattutto tra gli appassionati di montagna poiché dava la possibilità a questi sportivi, amanti della natura e del cielo, di decollare dalle incontaminate vette. Dal 1985 questo sport dell'aria ha visto fiorire diverse scuole di parapendio in quanto questo mezzo, derivato dai paracadute da lancio pilotabile, sin dagli inizi fu relativamente semplice da pilotare e leggero... amato quindi dai piloti. Ad oggi le scuole di parapendio in Ticino sono rimaste due, una nel Sottoceneri e l'altra nel Sopraceneri, ma negli anni ottanta ci fu un «boom» di seguaci di Icaro. Per tanto, in quasi ogni distretto, esistevano scuole con sede fissa che itinerante. Il desiderio di volare non fu quindi una moda passeggera, piuttosto una grande voglia di libertà che permise a questi appassionati di scoprire il territorio ticinese da un'altra angolazione, quella del cielo.

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Il precursore alato che ha dato la nota iniziale a questo fantastico concerto di colori nei cielo fu, senza ombra di dubbio, l'istruttore ed esperto di deltaplano e parapendio Lino Chiodero. Oggi vive in Capriasca ed è prossimo all’ agognata pensione, ma di voli con il deltaplano e con il parapendio ne ha fatti a bizzeffe in tutta l'Europa. Conobbi Lino nella primavera del 1988 durante una giornata di prova di parapendio organizzato dalla sua scuola di volo libero di Lugano, sull'Alpe Foppa (Monte Tamaro).  A distanza di quasi tre decenni una certa emozione scaturisce in me discutendo con Lino che mi prepara un ottimo caffè all'italiana. Oltre a essere allievo nel 1988 collaborai nella sua scuola per altri sette anni e ricordo le mie prime planate sotto la sua supervisione. Per me mi si aprì un mondo nuovo.

 Lino ha sempre quella grande passione degli inizi «Il volo libero è una famiglia comprendente l'aliante, il deltaplano e il parapendio» racconta l'istruttore «A metà degli anni settanta mi appassionai di deltaplani «Rogallo» e diventai presto esperto della federazione svizzera di volo libero. Ma dai miei primi voli con le ali rigide all'organizzazione della prima giornata di prova col parapendio, passò esattamente un decennio».

Ripercorrendo la storia del volo libero è doveroso fare qualche passo a ritroso di dodici anni da qaundo Lino iniziò i suoi primi voli con la “Rogallo”e capire che furono due pionieri americani, Domina Jalbert e Dave Barish, gli artefici dei primi esperimenti di volo al pendio. Quello che viene ancora oggi chiamato il «soaring».  Il verbo «soaring» ci da una chiave di lettura complicata in quanto la traduzione dall'inglese conta nove sinonimi alquanto curiosi: altissimo, ascendente, che vola, librando, librandosi, sublime, veleggiando, volando in alto, volante. Il più adatto al nostro sport è: veleggiando.


 Il nostro primo «attore» Domina Jalbert brevettò nel 1964 un paracadute dotato di cassoni da utilizzare al posto del vecchio paracadute a calotta per atterrare con una navicella al ritorno dallo spazio. Fu un inaspettato sucesso quando Domina e collaboratori videro atterrare dolcemente questo strano paracadute. Nacque il Parafoil, ma nessuno ipotizzò che da lì a vent'anni quell'immenso paracadute avrebbe fatto la gioia di migliaia di amanti del volo libero. Parallelamente all'invenzione del “Parafoil”, Dave Barish (pilota collaudatore alla «U.S. Air Force» e consulente per la costruzione di paracadute per le capsule dell'Apollo) iniziò una serie di esperimenti progettando un tipo di paracadute chiamato “Sailwing. Dave iniziò a divertirsi volando con il suo nuovo mezzo volante. Nacque così una nuova disciplina chiamata “Sope Soaring ossia veleggiando sul pendio. Diversi appassionati paracadutisti cercarono di migliorare queste vele, ma i precursori furono appunto Domina Jalbert, Dave Barish e Dan Poynter (autore, scrittore, consulente e designer paracadutista) sono statii precursori delle attuali planate. A loro modo tutti effettuarono diverse dimostrazioni di queste discipline alquanto curiose volando, persino da un trampolino da salto con gli sci. Lo «Slope Soaring» fu un efficiente e divertente modo per planare nell'aria. Si era ancora agli albori del volo libero e passò un lustro prima dell'entrata in scena dei primi prototipi apecificamente adatti al “volo dal pendio”.

 Dietro l'angolo fu pronto ad entrare in scena il nuovo mezzo. Nel 1978 si sviluppò un nuovo e bizzarro passatempo: lanciarsi dalle vette delle montagne con un paracadute «Parafoil sette cassoni» modificato e adattato alla situazione. Jean Claude Bétemps, Gérard Bosson e André Bohn, tre temerari francesi amanti del paracadute e della montagna, si lanciarono dal Monte Pertuiset e atterrarono con delle ottime capacità tecniche, e anche con un pizzico di fortuna, nei pressi del paese di Mieussy in Alta Savoia. Non immaginate la faccia dei tre francesi all'atterraggio di questi voli epici ed eroici che diedero all'umanità una nuova opportunità di volare. Da quel giorno la storia del parapendio decollò definitivamente in modo duraturo. Il paracadute «sette cassoni» modificato per l'occasione portò un'innovazione che nel giro di pochi anni permise all'uomo di volare in modo relativamente sicuro e divertente sulle creste alpine.

 Il «volo da pendio» fu poi pubblicizzato inizialmente dal primo club di volo libero al mondo: «Club des Choucas», ovvero il club del gracchio alpino. L’attività si propagò grazie a Jean Claude Bétemps e Gerard Bosson che nel 1981 fondarono la prima scuola per «apprendisti Choucas» e così iniziarono i primi corsi di parapendio. Questi amanti del volo ben presto capirono che questo passatempo avrebbe avuto una lunga vita. Nel giro di pochi anni i soci “Choucas” furono più di cento e di settimana in settimana scoprirono altri siti di volo, oltre a Mieussy che fu sede dello storico club. Alcuni di loro oltre che paracadutisti erano alpinisti e si interessarono al metodo di discesa rapida dopo la scalata e la conquista delle varie vette. Un'attività in auge ancora oggi e chiamata «hike&fly».

 Sull'onda delle esperienze fatte in Alta Savoia, un uomo decollò dai pendii erbosi dal Monte Generoso. Era l'anno 1982 era il paracadutista ticinese Rudi Gabathuler si “lanciò” dalla vetta con il suo paracadute da lancio. Lino lo conosceva bene ed era un tipo sempre pronto alla battuta, con lui si rideva e si scherzava, ma soprattutto si parlava tanto delle prime esperienze con il “parapente” (un francesismo d'obbligo) così lo chiamava Rudi. Dai ritagli di giornale di Lino troviamo un articolo di cronaca memoriale del 1986 memoriale che racconta le esperienze di Rudy «L'idea di questo volo mi è venuta pensando a come sopperire alla mancanza del numero necessario di amici per noleggiare l'aereo» da un articolo di cronaca di quei tempo «Un'aereo per una sola persona viene infatti a costare una cifra considerevole!» Altre fantastiche avventure portarono Rudi a decollare un'altra volta dal Generoso nel 1984, seguendo poi altre esperienze da vette ticinesi e svizzere. Di seguito seguì i corsi di teoria e pratica a Gola di Lago e all'Alpe Foppa, affinò le basi della nuova disciplina e si evince quanto segue «per mi sicurezza mi aggiornai su come utilizzare e riporre il materiale, quali le condizioni ideali di lancio e quali i pericoli, come comportarsi.... oltre i necessari rudimenti sulla meteorologia e il venti....».

Al tempo stesso gli svizzeri Didier Didier Strasilla e Andreas Kùhn si dedicarono a una serie di esperimenti legati al volo tra i quali spiccava il decollo con gli sci ai piedi. Questi voli vengono tuttora praticati nel periodo invernale nelle valli alpine usando gli impianti di risalita o salendo i pendii con le ciaspole.


Otto anni per attraversare le Alpi. L'anno emblematico del parapendio fu il 1985.

 Nelle nostre valli alpine i nuovi parapendisti si diffusero a macchia d’olio e volarono da tutte le cime conosciute e dagli alpeggi nonostante ignorassero materie quali l'aerodinamica, la meteorologia, la legislazione. Senza casco e senza regole si divertivano assai ma l'incidente era dietro l'angolo. In definitiva si volava privi di solide basi necessarie alla pratica di volo libero e a volte succedeva l'impensabile. Di conseguenza si puntò sulla sicurezza e furono le stesse scuole unitamente alle federazioni di volo libero ad essere maggiormente coinvolte trovare una soluzione al problema.

 Nel frattempo il parapendio diventò uno strumento sempre più presente nel bagaglio degli alpinisti di alto livello come nel caso di Pierre Gevaux che stabilì un primo record decollando dalla vetta del Gasherbrum II (8000 metri) in Pakistan, sotto gli occhi di Jean Marc Boivin che immediatamente sognò altre nuove avventure con il il nuovo mezzo di volo. Nessuno uomo si era mai lanciato da una altezza simile. Nello stesso periodo a Mieussy, Richard Trinquier stupì i colleghi paracadutisti con la sua tecnica e la sua tenacia, volando ininterrottamente per più di 5 ore e stabilendo un nuovo record mondiale di durata.

 Sul Salève, una montagna nei pressi di Ginevra, il deltaplanista Didier Favre incontrò in volo un paracadute a una quota impressionante e impensabile per allora. Ne parlò all'amico Laurent de Kalbermatten che intuì la possibilità di costruire un vero parapendio, e non più un ibrido come il «Parafoil». Fondò quindi la fabbrica di parapendii «AdK» (Ailes de Kalbermatten) e iniziò una serie di progetti alquanto futuristici. Nacque così il primo modello di parapendio costruito con tessuto per vele nautiche: il parapendio «Randonneuse» concepito specificamente per il “volo da pendio” e da distanza.

 Il mondo dei deltaplani si interessò al nuovo arrivato che rappresentò un punto di svolta nell’aviazione leggera. Grazie all'utilizzo di cordini in fibra araldica (kevlar) permise di raggiungere prestazioni impensabili fino a quel momento. Fu un mezzo molto più performante e facile da gonfiare al decollo, rispetto ai suoi antenati che permettevano una caduta sicura ma un’efficienza molto bassa. Basti pensare che in aria calma su un dislivello di 1000 metri si potevano percorrere circa 2 chilometri e mezzo. Da allora il parapendio non cessò mai di evolversi, sia per quel che riguardava i materiali utilizzati che per le tecniche di costruzione. Le fabbriche di parapendii sorsero ovunque nel mondo, dapprima in Francia e Svizzera e più tardi nel resto d'Europa come nell'America del Nord. Oltre ai parapendii della AdK i piloti ticinesi poterono acquistare prodotti scegliendo fra una decina di marche. A memoria d'uomo si usavano le marche seguenti La Mouette, Edelweiss, Nord Sails, ITV, Paratech, Nova, Paradelta Parma, Advances, Nova e molte altre erano in procinto di aprire i battenti Oggi i fabbricanti di parapendio sono circa una quarantina.


 «I primi voli con parapendio in Ticino risalgono al 1986 grazie ad una mia iniziativa» racconta Lino con un po' di nostalgia «Ero titolare di una piccola ditta di compressori d'aria del luganese, ma il mio passatempo preferito era il deltaplano. Nel 1976 iniziai un corso base presso la scuola “Delta Club Lugano” gestita dal signor Paolo Lehner, con sede presso l'aeroporto di Agno. A quei tempi eravamo in pochi temerari a lanciarsi dalle nostre belle montagne con questo mezzo chiamato. Uno dei posti più interessanti era l'Alpe Gariva in zona Nara (Val di Blenio). Non si parlava ancora di voli di distanza, ma la regione si presentava appropriata per questo passatempo.» Lino ottenne il brevetto dalla federazione svizzera di volo libero e iniziò la carriera di aiuto istruttore collaborando per sei anni con la scuola. «Nel 1983 iniziai il corso d'istruttore in Svizzera Interna e tornai in Ticino pago di una nuova esperienza che mi diede nuovi stimoli» commenta felice l'istruttore «e dopo tre anni di lavoro con i piloti di deltaplani arrivò un’interessante lettera dalla federazione svizzera di volo. Avevo la possibilità di svolgere un corso base di parapendio al “vericello”, ovvero il traino a fune da un'aeroporto». Lino fece l'emozionante esperienza di volare con questo nuovo mezzo. Durante lo stesso anno iniziò il corso di istruttore di parapendio. «Capii che nell'aria c'era voglia di cambiamenti: il parapendio avrebbe cambiato le sorti del volo libero e in molti avrebbero voluto librarsi nel cielo in modo molto semplice ed economico.»


 Il condizionale è d'obbligo in quanto librarsi lo si poteva fare a due condizioni: iscriversi ad una scuola di volo oppure volare in biposto con i primi paracaduti “tandem” che normalmente venivano usati per i lanci dall'aereo. «I miei primi clienti erano degli appassionati di volo che dedicavano tutto il loro tempo al deltaplano» racconta Lino «ma spostarsi con tutto il materiale annesso, per salire una qualsiasi montagna della regione era un'avventura faticosa oltre che onerosa Il più delle volte il nostro volo era una semplice planata con l'ala «Rogallo». Con l'arrivo del parapendio le sorti di questi due mezzi volanti cambiarono radicalmente. Ci fu un arrocco tecnico e da quel momento il “re dei cieli” fu il mezzo di trasporto ad ala flessibile, e il deltaplano divenne il suo “alfiere”. Ben presto Lino capì che il «“filone d'oro” dell'istruzione in parapendio non era che agli inizii e che la massa di clienti era pronta planare nel vuoto, pur di provare l'ebrezza del volo librato.

 Lino Chiodero aprii la sezione parapendio presso il club di delta «Da solo e con tanto voglia di iniziare fondai della Scuola di Volo Libero di Lugano nel 1985 e nella primavera del 1986 arrivarono i primi clienti» racconta l'esperto «Inizialmente gli allievi era composti essenzialmente da alpinisti e clienti che avevano affinità nell'areonautica, ma alla neo-scuola si iscrivevano neofiti che non avevano affinità con l'aeronautica.»


I primi parapendii con efficienza 2.5 permettevano di transitare il Monte Tamaro.

 La “mecca del parapendio” nella svizzera italiana fu inizialmente il Monte Tamaro. A pochi metri dalla stazione ferroviaria di Rivera e dall'uscita autostradale si dava la possibilità a piloti e allievi di raggiugnere la zona di atterraggio ufficiale presso il posteggio dell’ovovia del Tamaro. In circa venti minuti e dopo mille metri di dislivello si era sull'Alpe Foppa e si iniziava l'attività di volo in un ambiente meraviglioso. Ruotando intorno all'alpe si poteva scorgere la catena alpina a nord così come tutte le creste del Luganese. Il massiccio del Monte Tamaro, con i suoi 1962 m/sm, svetta sul golfo del Ceresio, la cresta del Cavaldrossa con il Monte Bar, il Pizzo di Claro, il Pizzo di Vogorno, la Cima dell’Uomo e il grande manto erboso di Cimetta. Un quadro di rara bellezza.

 A quei tempi si scendeva con i primi parapendii per un dislivello di mille metri, volando mediamente per una manciata di minuti (7-8) e si aveva solo il tempo di impostare le manovre d'atterraggio. I più bravi centrare il cerchio di un diametro di 30 metri e si risaliva all'alpe Foppa per un altro volo. Questi primi mezzi volanti venivano chiamati «materassi» proprio per la loro forma tozza e i piloti li usavano per il solo piacere di decollare in modo sicuro e volare gustando la pace incomparabile del cielo.

 Nel giro di un paio d'anni Lino dovette assumere alcuni collaboratori di volo che lo aiutassero nelle sue diverse mansioni in qualità di monitore di volo: decollo e atterraggio (uomo delle palette) del campetto, collaboratore per la teoria, di gestore dei «briefing» e il collaboratore dell'atterraggio principale. Lauro Rezzonico, Fernando Pescia, Romano Loehrer, Raoul Gianinazzi, Fabrizio Ponti, Andrea Maeder e Marco Föeri aiutarono la scuola nei fine settimana e durante il «caldo» periodo estivo ideale per i volo liberi, con le miti temperature di quella stagione.

  Nel 1987 l'albero genealogico del parapendio cominciò a definirsi in modo cristallino. Negli archivi di Marco Zoppi troviamo quanto segue «....vista la necessità di creare nella nostra regione un club di parapendio...» il 30 gennaio si costituì il primo club esistente su territorio ticinese: il “Club Parapendio Ticino”. Lo scopo primo fu il seguente « ...promuovere lo sport del parapendio nel Ticino e salvaguardare le zone di volo nelle nostre regioni, nonché informare i piloti su diritti e doveri relativi alla pratica del parapendio.»

 A un anno dalla sua nascita ecco arrivare la prima gara mondiale di distanza e gara di centro organizzate nella bellissima regione di Verbier (VS). Lino Chiodero fu presente a questa importante edizione. «Furono cinque giorni bellissimi e imparai a muovermi con cautela nell'ambiente della competizione» racconta con orgoglio «A un certo punto mi sono trovato nei primi dieci della classifica e nei fui onorato, anche perché non me l'aspettavo. La sera prima delle ultime gare feci un volo di piacere per gustarmi quel fantastico panorama, solo che all'atterraggio mi feci male fui costretto a guardare il resto delle gare con le stampelle.»


 Per iniziativa di due neo-istruttori «Frank & Max» ovvero Franco Kessel e Massimo Marchesi nacque la seconda scuola che, assieme a quella di Lino, allargò ulteriormente il ventaglio della grande tribù dei «piedi alati». La scuola è ancora attiva con sede a Capolago. Nel Sopraceneri ci fu una iniziativa all'aeroporto di Magadino. Grazie a Felix Hofstetter e Hurs Frischnecht venne aperta una sezione parapendio presso la sede «Paracentro» dove esiste tuttora una scuola di paracadutismo. Sempre nello stesso anno la famosa guida di montagna ticinese Delio Ossola (perito sul Cervino nel 1998) riunì uno sparuto gruppo di alpinisti ticinesi e così nacque la prima scuola itinerante. Gli allievi di Delio volavano più che altro sulle montane del Sopraceneri decollando dalle selvagge e meravigliose nostre valli. Queste ultime due scuole chiusero i battenti alla fine degli anni 80'.


 Nel 1988 le ali avevano un'efficenza pari a 3.5, quel tanto che bastava per planare meglio quando si incontrava una casuale bolla d'aria e si riusciva a transitare, con un buon margine di sicurezza, sopra i fili dell'alta tensione alla stazione intermedia delle gondole del Tamaro. Quando conseguii il mio primo brevetto, l’alpinista Jean Marc Boivin (colui che vide il decollo di Pierre sul Gasherbrum II) realizzò un “sogno nel cassetto” che custodiva da tre anni. Il 26 settembre 1988 scalò l'Everest e, assieme ai suoi collaboratori, decollò dai 8'848 m/sm della cima più alta al mondo con il suo parapendio «Genaire della AdK». Una pietra miliare per il mondo del volo libero e dell'alpinismo.

 Nel frattempo la quantità di piloti di deltaplano e di parapendio in Svizzera salì a circa 13.500 unità. La moda, se così la si poteva chiamare, attirò parecchi nuovi adepti e si iniziò anche un serio lavoro di sensibilizzazione alla sicurezza. Partendo dalla stessa federazione e coinvolgendo tutte le scuole si cercò di evitare gli incidenti in volo che a volte avevano esiti anche drammatici. Pascal Balet, uno dei primi istruttori svizzero ed esperti di volo libero, il 31 marzo 1988 pubblicò il volume dal titolo «Le vol libre», un manuale con le nozioni teoriche su questo fantastico sport. Fu il momento degli aggiornamenti, dei corsi sicurezza (SIV) e soprattutto di affinare quanto appreso finora nel campo del volo planato.


Si cominciò a sfruttare le termiche e si organizzò i primi campionati ticinesi


 Dal titolo «Chiodero campione di parapendio» di giornale del 20 giugno 1987 si scoprì che Lino vinse il primo campionato ticinese organizzato dal Club Parapendio Ticino che si svolse all'Alpe Foppa «... malgrado il tempo incerto 41 concorrenti si sono iscritti alla gara». Lo seguirono sul podio Franco Kessel, Lorenzo Rossi, Luca Cattaneo e Delio Ossola. L'anno seguente il “Club degli Pterosauri” e il “Club ParapendioTicino” organizzarono il secondo campionato ticinese in Leventina.

 Nel 1989 a Cimetta ci fu il terzo campionato con atterraggio ai Ronchini, in bassa Val Maggia. Un interessante articolo apparso nei quotidiani ticinese di quei tempi trovo quanto segue «Atleta dell'aria». Si tratta del signor Attilio Bossi di Chiasso che decollò dalla cima del Cervino « ...con assenza di vento... » il che rende ancora più ardua l'impresa dell'atletico parapendista che aveva conseguito il brevetto da poco tempo. Volò per pochi minuti ma fu un'esperienza indimenticabile. L'atterraggio designato fu in zona Schwarzsee e dopo il fantastico volo fece qualcosa inusuale «...ha fatto una “puntatina” a piedi sul Monte Bianco, naturalmente, per il suo 150° lancio.»


 A partire dal 1990, trascorso il primo lustro dalla nascita del parapendio nella svizzera italiana, la capacità d'avanzamento in termini d’efficienza il mezzo alato guadagnò ulteriori punti. Ci si situò attorno al 5. A quel punto per i piloti si aprì un nuovo mondo fatto di termica e dinamica. Fu possibile veleggiare sul Monte Bré giocando con brezze di lago per ore, mentre i più coraggiosi riuscirono a volare in linea sul territorio per alcuni chilometri. Nell'agosto 1991 un gruppo di amici parapendisti decollarono dal Piz Molinera per atterrare a San Vittore. Fui uno di loro e, in procinto di decollare, ebbi un problema con i tanti cordini e decollai subito. Solo su quel «cucuzzolo» a 2200 metri ricontrollai tutto il materiale, ma gli amici erano oramai atterrati da una ventina di minuti. Ridecollai convinto di raggiungere il mio gruppo all'eliporto grigionese ma una bella termica mi portò un alto. Sorvolai il Pizzo di Claro contornato dai batuffoli bianchi, passai l'impressionante parete di Osogna e volai fino a Dongio. Un volo di 22 km in una ambiente straordinario. Altri colleghi di volo ebbero la fortuna di fare volo simili e iniziò così quello che viene ora chiamato il “cross-coutry”.


 Dopo un mese venne organizzato il primo campionato del mondo dalla Federazione Aeronautica Internazionale e dalla Commissione Internazionale di Volo Libero che designarono la Francia come sede del campionato. «Race to Goal» fu si una gara ma soprattutto una festa di colori, di parapendii e piloti venuti da tutto il mondo durante la quale venne realizzato il record di distanza di ben 46,5 km. Le nazioni coinvolte furono ben 25 e i piloti partecipanti 114. Silvia Siegrist, pilota della Leventina, si piazzò sul secondo gradino del podio in una delle «task» e in quell'occasione volò così bene che, dopo due settimane di gare, si piazzò al 4° posto.

Grazie alle nuove vele più performanti si cominciò a decollare per fare distanza partendo dal Monte Generoso, dal Monte Lema, dai Monti di Mornera e da Cimetta. Spostandosi nel territorio cercando la madre delle termiche e andando in diverse direzioni a dipendenza del fattore vento. Questi tipi di volo libero si diffusero a macchia d'olio anche in Ticino.

 Didier Favre, un pilota svizzero di deltaplano, presentò un'innovativa proposta alla Federazione Svizzera così come ci racconta l'istruttore Renato che a quei tempi ne fu membro: «Didier fu uno dei “grandi” della storia del volo libero. Chiese alla Federazione un credito per organizzare una serie di gare chiamata “Cap 444”, ovvero gare la cui prerogativa fu quella del volo-bivacco. Mi è sempre piaciuto quel pilota solitario e ancora di più la sua filosofia. Questo “amico volante” che spesso dormiva in montagna assieme alle marmotte, aveva le idee in chiaro ed era un precursore dei tempi. Purtroppo non riuscimmo ad assecondare la sua idea per questioni di “budget” della federazione ma Didier continuò a volare di cima in cima, di bivacco in bivacco, sulle bellissime Alpi». Purtroppo Didier morì in volo con un prototipo nel 1994.

 A distanza di anni e sulla scia delle avventure di Didier, nel 2010 venne organizzata la “X-Alps” ovvero la prima gara di volo e corsa attraverso le alpi senza l'ausilio di mezzi meccanici. I piloti partirono a est dell'Austria per raggiungere, dopo migliaia di chilometri, Montecarlo. L'uomo aquila, Christian Maurer, vinse questa gara e le successive tre edizioni diventando in assoluto il miglior pilota di distanza del mondo. Nel 2015 vinse l'ultima “X-Alps” in 8 giorni, 5 ore e 20 minuti per compiere la bellezza di 2.055 km in perfetto stile “hike&fly”.


 Nel 1995 le federazioni e le marche esistenti cominciarono a lavorare sul livello di sicurezza per parapendii, mentre alcuni piloti cercavano il record personale altri volavano per piacere quindi il mezzi con cui si volava doveva essere facile e sicuro.

Dagli archivi della rivista “Swisse Glaider” troviamo un volo storico fece scalpore dell'ambiente del volo libero: la traversata sud-nord della Alpi nel 1996. «... e questo con un parapendio biposto. Al pilota ticinese Alfredo Eggeman, questo volo è pienamente riuscito, in compagnia del passeggero-pilota Nereo Cantarelli. Il quattro ore, i due hanno percorso 102 Km.». I due decollarono dal Generoso per arrivare a posare i piedi a Erstfelt (Uri). «Fu un'esperienza unica. Toccare i 3'800 di quota con i problemi di freddo e le super-termiche che abbiamo attraversato fu lavoro difficile e impegnativo» racconta “Eggi” «Ma all'atterraggio capimmo che il “santo valse la candela. Abbiamo sorvolato le Alpi!”


 Sì lavorò seriamente sui livelli di omologazione di questi mezzi volanti in maniera che il pilota potesse comperare una «vela» adatta al suo livello tecnico ma l'altra parte della medaglia fu quella che creò i problemi avevamo all'inizio della storia del parapendio. La maggior parte degli incidenti erano causati da piloti che volevano fare “il passo più lungo della gamba”. Con ali che oggi hanno un'efficienza attorno al 10 è ancora più importante la scelta del materiale. Con il tempo si trovò un buon equilibrio tra “performance” e sicurezza, si arrivò a delle omologazioni che ancora oggi permettono al pilota di acquistare consapevoli dell'acquisto idoneo.

 Al giorno d'oggi il ventaglio si divide in quattro omologazioni e gli esperti testano i materiale testando una serie di manovre in volo sopra a uno specchio d'acqua per questioni di sicurezza e muniti di un paracadute d'emergenza. In base a queste manovre il parapendio reagisce in un certo modo e l'esperto più redigere un «fiche» di omologazione. Il parapendio di scuola, o parapendio per pilota occasionale, ha l'omologazione A. Il parapendio per il pilota che vola regolarmente, o che fa voli di distanza, ha una classe B. Il parapendio usato dal pilota che ama la distanza, o che occasionalmente fa competizione, ha una classe C. La casse D è consigliata a piloti esperti che fanno diversi discipline di competizione. Il numero degli incidenti diminuì drasticamente e i piloti fecero tesoro di ciò. Gli occasionali incidenti che si sentono sui media sono normalmente riconducibili a un errore umano e spesso dovuti alla mancanza di esercizio e di esperienza da parte del pilota. Il “rischio zero” non esiste ma il piloti sanno che possono contribuire al miglioramento del livello personale tramite ai corsi organizzati dalle scuole di parapendio e dal club di volo libero.


 In onore dello scomparso Ponti (amico di volo ebbe un malore camminando in montagna 1997) venne istituita la gara di parapendio «James-Cup» che si protrasse per un decennio e in una dei confronti il pilota di biposto Marco Zoppi assieme al giovane passeggero Tiberio Ponti, figlio di Fabrizio “James” Ponti, si piazzarono al secondo posto di questa bellissima manifestazione.

Nel 2002 Claudio Vosti decollò dal Monte Lema in direzione della Valtellina per poi volare in direzione Proveis nelle Dolomiti. Claudio volò per quasi otto ore consecutive raggiungendo un lunghezza pari a 177,3 Km.

Il 13 giugno 2013 Claudio Cattaneo svolse una avventura degna di nota: 116.7 km con il suo parapendio biposto assieme al suo amico Olivier Biederman chiuse un triangolo FAIin Svizzera che gli conseguì un record mondiale.


 A partire dal 2000 il numero di allievi delle due scuole di volo in Ticino si stabilizzò. Alcuni “vecchi piloti” smisero l'attività e altri invece continuarono a volare regolarmente, chi in parapendio “mono” chi con il “bi-posto”, ma tutti hanno nel cuore la grande passione del volo. Una passione iniziale che li portò a vivere intensamente il cielo, la montagna e l'amicizia. Qualcuno si lesse libri quali “Volare in termica” o “Volare responsabilmente” per migliorare l'esperienza del volo libero cercare di emulare i nostri amici pennuti.

I nuovi piloti e gli allievi volatori, giovani e attempati, si divertono oggi come noi agli albori, tre decenni or sono. Tra questi appassionati esiste il pilota occasionale, il pilota “acro”, chi fa “cross-country”, chi ama «hike&fly» con vele alpine o chi ha conseguito il brevetto di “speed-fly”, ma tutti hanno in comune l'amore per il volo libero e una grande amicizia. 


Good Fly!